La creatività come chiave del cambiamento

Avete presente quando vi gira in mente qualcosa per giorni o avete un chiodo fisso per un certo periodo e vi capitano a tiro letture e incontri su quell’argomento?

A me succede con il cambiamento, la mia ossessione buona da parecchio tempo ormai e l’idea da cui è anche partita Vita Vera.

Penso che non siamo mai abbastanza allenate al cambiamento, spesso ci spaventiamo più del dovuto e ci immaginiamo situazioni che, nella nostra mente, crediamo di non essere capaci di gestire.

Per questo motivo mi piace leggere storie di donne che, a modo loro, hanno affrontato il cambiamento – una trasformazione covata per anni, spesso dettata da un urlo nella mente: “Adesso ne ho abbastanza”.

Ho da poco cominciato ad ascoltare una serie di interviste (non solo a donne per la verità, ma io mi sto ascoltando solo quelle) di una serie francese ‘Les déviations’.

Il nome già dice tutto. Sono storie di persone che, ad un certo punto della loro vita, hanno visto la possibilità di svoltare e l’hanno fatto.

Mi è piaciuto il racconto di una designer di gioielli, che viveva in un ricco paese di produttori di vini, abitato da signore che si ritrovavano a sorseggiare champagne, a discutere di tennis e di figli dalle mille abilità agonistiche.

Sembra una storia d’altri tempi, dove la protagonista di una famiglia borghese si ribella all’ipocrisia e ai rigidi schemi non solo della famiglia, ma anche di un paese dove l’immagine (qui intesa come semplice apparenza!) è tutto.

La vendita dei suoi gioielli era iniziata, per la verità, all’interno della cerchia delle amicizie dabbene nel salotto di casa, per poi trasformarsi in un’avventura solitaria nella grande città, Parigi.

La spinta finale a fare il vero grande salto?

Una frase del marito, con il quale si capisce chiaramente c’era già una crisi in corso, che durante una delle presentazioni salottiere, avrebbe detto:

Elle ne travaille pas. Elle s’occupe”.

Che tradotto in maniera un po’ libera diventa: “Il suo non è un lavoro, è un hobby”.

A prima vista, la storia di Sophie Vallois Gouard  può essere facilmente criticabile, perché è evidente che la protagonista è partita da una posizione privilegiata e che, una volta sbarcata a Parigi, non avrà dormito su un marciapiede.

Però si può guardare l’esperienza anche da un’altra angolazione e considerare che, nonostante la sua situazione agiata, anche questa donna ha impiegato  – diciamo? – 40 anni per rendersi conto di chi fosse veramente, di come avrebbe voluto vivere, di che cosa avrebbe dovuto fare per cambiare il corso di una vita così perfettamente tracciata ma molto infelice.

Rimango sempre affascinata nel vedere quante volte sono la creatività e l’espressione della bellezza la chiave per una vita più autentica, felice, libera.

I gioielli 4Crosses sono pochi, ben selezionati, caratterizzati da un design ricco e pulito allo stesso tempo, che ci restituiscono tutta la bellezza che questa donna aveva dentro da chissà quanto tempo e che poi, per salvarsi, ha deciso di esprimere attraverso l’arte dell’oreficeria.

Ho scelto alcuni pezzi, che mi piace interpretare così. Per tutto il resto, potete seguirla su Instagram.

 

UNO

 

DUE

 

TRE

Immagini delle proposte: Net-à-Porter

 

A martedì prossimo!

 

Torna su